Green breeding, dal passato al futuro
Un incontro per accendere i riflettori sul centenario della prima scoperta degli incroci e delle varietà italiane di riso diventate famose in tutto il mondo. E’ quello che si è svolto nel Salone Dugentesco di Vercelli in occasione di Risò. Relatori, moderati da Edoardo Rosso co-vicepresidente de La Strada del Riso, Natalia Bobba, presidente dell’Ente Nazionale Risi), Massimo Biloni, presidente della Strada del Riso Piemontese di Qualità, Filip Haxhari, tecnico dell’Ente Nazionale Riso, Patrizia Vaccino, responsabile centro CREA -CI di Vercelli, e Giampiero Valè, docente di Genetica agraria all’Università del Piemonte Orientale. Al centro del dibattito il green breeding, ovvero la tecnica di selezione vegetale che combina i metodi tradizionali con tecnologie all’avanguardia tese allo sviluppo di colture che soddisfano le esigenze in continua evoluzione dell’agricoltura con l’obiettivo di affrontare al meglio le sfide ambientali e contribuire alla sicurezza alimentare globale.
Una sfida iniziata ben cento anni fa con la ibridazione della prima varietà italiana. Risale invece a 80 anni fa la creazione della varietà Carnaroli, sfida che prosegue con il lavoro degli ibridatori che nel corso del tempo hanno dedicato tempo, passione e tenacia all’individuazione di nuove varietà. Il 2025, infatti, è un anno importante per la storia del breeding in risicoltura. Esattamente un secolo fa il professor Giovanni Sampietro, in forze presso la Stazione Sperimentale di Risicoltura di Vercelli (oggi CREA) sperimentò e introdusse la tecnica dell’incrocio guidato tra varietà e specie diverse di riso per dare impulso al miglioramento genetico di questa coltura.
L’incrocio, eventualmente assistito da marcatori molecolari, rimane ancora oggi largamente utilizzato nel breeding del riso, ma a questo si sono affiancate altre tecniche, come la mutagenesi indotta e le Tecniche di Evoluzione Assistita o Tea per introdurre mutazioni mirate nel genoma del riso. Tra gli obiettivi del breeding in risicoltura, la riduzione della durata del ciclo produttivo, l’aumento della resistenza alle malattie e ai parassiti, l’aumento alla tolleranza agli stress antibiotici (siccità, salinità), la riduzione della taglia delle piante per contrastare fenomeni di allettamento, la riduzione della necessità di fitofarmaci e fertilizzanti per sostenere la sostenibilità ambientale.
Sfide importanti cui Ente Nazionale Risi, CREA e UPO non si sottraggono forti anche di un lavoro di squadra.